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Il testo esplora le pieghe di una contemporaneità che attraversa gravi e larvati cambiamenti culturali, sociali e psicologici. A partire da un'analisi critica dei processi che tendono a naturalizzare i dispositivi culturali egemoni, viene approfondita la figura dell'individuo tipo della civiltà globale: ben adattato, apparentemente sano ed innocuo, mostra però i segni di un narcisismo tracimato in una sociopatia paranoica e sadomasochistica, nel culto sfrenato della propria immagine, collocato in una bolla di alienante sacralità e così immiserito da una tossicodipendenza da oggetti di consumo. Tutto ciò è promosso e incoraggiato in un quadro culturale deistituzionalizzato e completamente occupato dai principi suadenti del neoliberismo. Viene infine proposto un tentativo di riformulare il lavoro dello psicologo-clinico, affinché fronteggi più adeguatamente la trasformazione radicale del mondo e della sofferenza psichica, evitando i rischi dell'autoreferenzialità e del miope tecnicismo.